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È stato pubblicato pochi mesi fa l’avviso del MIUR per la realizzazione di biblioteche scolastiche innovative, misura prevista (la n. 24) dal Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD). L’occasione è utile per fare il punto sulle potenzialità della digitalizzazione in ambito librario e scolastico, pratica che può essere perseguita dagli Istituti scolastici, singoli o in rete, senza trascurare l’apporto dei Comuni che volessero attuare o supportare progetti di promozione della lettura.

La misura messa in atto dal MIUR mira a potenziare le biblioteche scolastiche, ad oggi difficilmente classificabili come reali biblioteche nel senso appropriato del termine.

Nel 2013 l’Associazione Italiana Editori (AIE) ha condotto una specifica indagine: il 90 % degli istituti scolastici (in Italia sono 8.644) dichiara di possedere una propria biblioteca. Tuttavia se si considerano i servizi standard offerti da una biblioteca (prestito, opac online ecc.) notiamo come il numero di scuole che possiedono reali biblioteche scende di molto. Il servizio bibliotecario nazionale ne rileva 543.

Va da sé che permettere il buon funzionamento della propria biblioteca scolastica presuppone investimenti e risorse, basti pensare alla voce più semplice: l’acquisto delle novità editoriali.

L’avviso pubblico del MIUR prevede dunque maggiori risorse per queste realtà ma soprattutto offre una rivisitazione concettuale della biblioteche scolastiche identificandole come «laboratori per coltivare e implementare conoscenze, saperi, attitudini e abilità trasversali, utilizzando nuove metodologie didattiche […] luoghi di documentazione e di alfabetizzazione informativa devono fornire a studenti, docenti, genitori, personale e alla comunità locale spazi sia fisici sia digitali attraverso i quali accedere a un vasto panorama di saperi, conoscenze, risorse informative e formative, tradizionali e on line».

Le risorse digitali rappresentano il risvolto più importante delle biblioteche innovative così come delineato dal Piano Nazionale Scuola Digitale: le piattaforme di “digital lending” (piattaforme online aggregatrici e distributrici di documenti digitali con accesso previa sottoscrizione e versamento di una quota) consentono, infatti, alle biblioteche scolastiche di “rinverdire” il proprio catalogo e di offrire così un innovativo servizio di “prestito digitale” facilmente gestibile per i propri studenti.

Secondo MLOL –MediaLibreryOnline, una delle due piattaforme presenti in Italia – l’altra è Rete Indaco, «Il prestito digitale consente di accedere al servizio di prestito per circa 80.000 novità ebook in commercio senza necessità di un acquisto preliminare del titolo mentre il prestito interbibliotecario digitale consente lo scambio di titoli tra biblioteche a una frazione dei costi del prestito interbibliotecario cartaceo».

Le “biblioteche digitali”, infine, consentono l’accesso a quotidiani e periodici a costi sicuramente più contenuti rispetto al cartaceo.

L’avviso del MIUR rappresenta una tappa importante lungo il cammino delle “politiche digitali”. Basti pensare, infatti, che la promozione della lettura digitale in biblioteca è stata una campagna dell’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) partita nel 2014 per consentire a tutti i cittadini di accedere liberamente al prestito di e-book nelle biblioteche pubbliche con una adeguata riforma della legislazione in materia di diritto d’autore.

L’apertura al territorio, così come delineata dalla misura delle “biblioteche innovative” può abbandonare lo status di slogan e concretizzarsi secondo molteplici opportunità:

  1. a) il sostegno dell’ente locale alle scuole del territorio promuovendo le attività delle biblioteche e mettendo a disposizione proprie risorse e mezzi;
  2. b) la costituzione di una rete con altre biblioteche del territorio con un unico catalogo;
  3. c) l’investimento economico in termini di sottoscrizione di abbonamenti a piattaforme di digital lending;
  4. d) la promozione di misure tese a preservare e valorizzare il patrimonio librario di particolare pregio (percorsi di alternanza scuola-lavoro, progetti ad hoc supportati da apposite fondazioni ecc).

Secondo quest’ottica le biblioteche scolastiche possono divenire “forze culturali centrifughe” a vantaggio di tutta la comunità cittadina nonché efficace misura di contrasto alla dispersione scolastica secondo tre direttrici fondamentali: conoscenza, elaborazione, conservazione.

Conoscenza: biblioteche scolastiche come luoghi di primo accesso alla conoscenza, si tratti di patrimonio cartaceo o digitale, di propri volumi o di libri in prestito.

Elaborazione: biblioteche scolastiche come laboratori dove si apprende a “creare” in proprio contenuti didattici digitali, ad assemblarli e a rifinirli sotto la guida dei docenti.

Conservazione: biblioteche scolastiche dove si digitalizzano i libri di pregio privi di diritto d’autore al fine di preservare volumi storici e di favorire il prestito digitale educando, inoltre, gli studenti alle prime nozioni bibliografiche.

A tale proposito così si è espresso recentemente Peter Brantley, guru editoria digitale: «occorre estendere la conversione elettronica ai numerosi volumi del Novecento che spesso finiscono fuori catalogo quindi introvabili. La strada sono le biblioteche: luoghi dove si possono digitalizzare libri e poi prestarne la copia elettronica, così che anche il patrimonio del Ventesimo secolo non vada perso. Presta il libro, salva il libro».

Michele Sollecito