Fresh Food In Garbage Can To Illustrate Waste

Da poco tempo anche l’Italia ha la sua legge contro gli sprechi alimentari. Diversi sono i riflessi che tale novità introduce: la diffusione di una cultura improntata a comportamenti virtuosi e antispreco, l’irrobustimento di una rete sociale e solidale per la distribuzione delle eccedenze a chi è in stato di bisogno, la sburocratizzazione della pratica della donazione delle eccedenze nonché la relativa defiscalizzazione per chi dona.

La legge chiarisce inoltre diversi passaggi a tutela del consumatore (scadenze, tracciabilità, igiene, ecc.) e della collettività (contrasto al mercato nero e all’evasione).

A livello locale tale pratica è presente da tempo e nella maggior parte dei casi è lasciata alla buona organizzazione di enti caritatevoli con il sostegno di donatori volenterosi (supermercati, esercenti locali ecc.). È su questa esperienza che similmente si basa la proposta di legge della Regione Puglia tesa a «incentivare la riduzione degli sprechi» e a «riconoscere, valorizzare e promuovere l’attività di solidarietà e beneficenza finalizzata al recupero e alla redistribuzione delle eccedenze alimentari in favore delle persone in stato di povertà o grave disagio sociale». La proposta prevede, in effetti, l’istituzione di un “Albo della Responsabilità sociale in favore della lotta allo spreco alimentare” dedicato ai diversi attori di questa virtuosa catena procedimentale: fondazioni, cooperative sociali, organizzazioni di volontariato. Previsti anche: contributi ai soggetti attuatori per azioni quali il recupero, stoccaggio e redistribuzione delle eccedenze alimentari in favore delle persone in stato di povertà e di grave disagio sociale; la realizzazione di progetti di educazione e sensibilizzazione per la diffusione di una corretta cultura della nutrizione e della lotta allo spreco alimentare; la formazione degli operatori.

Quest’ultimo punto, indispensabile per la corretta e sicura redistribuzione delle eccedenze alimentari, in occasione dell’approvazione della legge nazionale ha incontrato le buone pratiche già collaudate e messe in atto da anni da parte di Caritas e Fondazione Banco Alimentare (si veda a tal proposito il Manuale per corrette prassi operative per le organizzazioni caritative).

Per coloro che nelle realtà locali (Comuni o ambiti territoriali) volessero realizzare una rete efficiente di redistribuzione applicando i benefici dell’attuale contesto normativo vi sono anche piattaforme web che facilitano l’incontro tra “eccedenza” e associazione di volontariato resasi eventualmente disponibile per la redistribuzione (un esempio su tutti è la onlus pugliese Cibiamoci – www.cibiamoci.eu). Il web, infatti, permette di sapere e notificare in tempo reale quale esercizio (supermercato, panettiere, fruttivendolo e così via) dispone di eccedenza alimentare. Allo stesso tempo l’associazione/fondazione/onlus incaricata di redistribuire le eccedenze ad un novero di soggetti in stato di disagio segnalati per tempo dal servizio sociale professionale del Comune, può sapere in tempo reale dove ritirare l’eccedenza e fino a quando ciò è temporalmente possibile.

A livello locale è ipotizzabile, lì dove è possibile, il coinvolgimento dei soggetti che provvedono alla refezione scolastica per la donazione di pasti gratuiti o di eccedenze.

Un ruolo guida dunque è destinato ai Comuni che sono chiamati ad organizzare al meglio questa rete solidale coinvolgendo da una parte chi dona e dall’altra chi redistribuisce, segnalando e monitorando la platea finale dei beneficiari.

Grazie al nuovo contesto normativo che, lo ripetiamo, prevede incentivi per chi dona, sarà più semplice costruire una rete di redistribuzione efficiente incrementando la cultura positiva dell’economia circolare.

Michele Sollecito

Foto: Flickr