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Parola d’ordine modernizzare l’Italia! Tuona così l’articolo di The Wall Street Journal il giorno dopo l’adozione da parte della Commissione europea delle raccomandazioni di politica economica specifiche per ciascun paese. File rouge delle raccomandazioni della Commissione a tutti gli stati UE della zona euro, è riavviare l’Europa verso una crescita economica sostenibile e renderla meno dipendente da fattori congiunturali esterni.

Una domanda frequente di chi si affaccia per la prima volta a leggere di Europa e di politiche europee è: che cosa chiede oggi l’Unione Europea agli Stati Membri e in particolare all’Italia? Un ulteriore e deciso impegno a livello politico. Nelle parole del Commissario Europeo Pierre Moscovici: “Bruxelles non intende dare lezioni ai governi, ma incoraggiare gli sforzi profusi a livello nazionale per garantire l’occupazione e la crescita di cui tutti abbiamo bisogno“.

Certamente l’affermazione di Pierre Moscovici non è la visione di tutti in Europa, consapevoli che una parte consistente dell’opinione pubblica “wants to be in Europe, not run by Europe”.

Per capire il senso delle ultime raccomandazioni e dell’impegno profuso dalla Commissione Europea bisogna volgere lo sguardo al passato e precisamente al 26 marzo 2010 quando il Consiglio europeo aveva approvato il Piano Europa 2020 cd. nuova strategia per l’occupazione e la crescita basata su un maggiore coordinamento delle politiche economiche ove furono individuati i settori chiave su cui occorreva intervenire per rafforzare il potenziale di competitività e di crescita sostenibile dell’Unione Europea.

Si legge dai documenti ufficiali che essenziale per gli Stati Membri è cogliere il momentum ideale per avviare quelle riforme strutturali necessarie per ridare fiducia all’Unione Europea e far ripartire la crescita.

Allora furono identificate 5 priorità, tra cui vi era promuovere la crescita e la competitività economica per l’oggi ed il domani ed affrontare la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi economica. Di quella strategia e di quelle indicazioni gli Stati Membri furono invitati a tenerne in debito conto nelle proprie politiche nazionali in materia di sviluppo economico e di occupazione.

L’Agenda europea della Commissione del Presidente Jean-Claude Junker, in carica dal novembre 2014, poggia su 3 pilastri che si rafforzano a vicenda: il rilancio degli investimenti, la realizzazione di riforme strutturali e il perseguimento della responsabilità di bilancio. Il pacchetto adottato dalla Commissione comprende anche diverse decisioni sulle finanze pubbliche degli Stati membri nell’ambito del patto di stabilità e crescita, che rappresentano complessivamente una serie ambiziosa di orientamenti e priorità per l’economia dell’UE.

La nuova Commissione mette al centro il tema delle riforme strutturali che ciascuno stato membro dovrebbe mettere in atto affinché il mercato dei prodotti, dei servizi e del lavoro possano aumentare la propria produttività, competitività e gli investimenti. . Così facendo si promuoverebbe anche l’occupazione e la crescita. “Investing in people: this is what the social market economy is about” così si era espresso il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, quando aveva presentato il piano di investimenti per l’Europa al Parlamento europeo il 26 novembre 2014.

L’Italia è attualmente sottoposta al braccio preventivo del patto di stabilità e crescita ed è soggetta alla regola del debito transitoria nel periodo 2013- 2015.

Il 28 novembre 2014 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche 2015.

Lo stesso giorno la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta in cui l’Italia è stata annoverata tra gli Stati membri da sottoporre a esame approfondito.
Il 18 dicembre 2014 il Consiglio europeo ha approvato le priorità per il rilancio degli investimenti, l’accelerazione delle riforme strutturali e il proseguimento di un risanamento di bilancio responsabile e propizio alla crescita. Il 26 febbraio 2015 la Commissione ha pubblicato la relazione per paese relativa all’Italia 2015 nella quale valuta i progressi compiuti dall’Italia nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese adottate l’8 luglio 2014.
L’analisi ha portato la Commissione a concludere che l’Italia presenta squilibri macroeconomici eccessivi che richiedono un’azione politica decisa e un monitoraggio specifico. In particolare, la Commissione chiede all’Italia di affrontare le cause all’origine del persistere di bassi livelli di produttività del lavoro e della debolezza della competitività, nonché riportare il debito nazionale su di un percorso discendente.

In Italia l’efficienza del sistema fiscale è anche compromessa da livelli ancora bassi e costosi di adempimento degli obblighi fiscali e dall’elevata evasione fiscale (secondo le stime del governo, pari a 91 miliardi di EUR all’anno o al 5,6% del PIL).

La pubblica amministrazione italiana è ancora caratterizzata da significative inefficienze che gravano sul contesto imprenditoriale e sulla capacità del paese di attuare efficacemente le riforme.

L’Italia ha registrato uno degli aumenti più elevati dei tassi di povertà e di esclusione sociale nell’UE, con ripercussioni soprattutto sui minori. I regimi di assistenza sociale continuano ad essere frammentati e inefficaci nell’affrontare questo problema, con conseguenti inefficienze sostanziali sotto il profilo dei costi. Le persone più colpite dalla crisi sono i giovani e i disoccupati di lunga durata. A fronte di una media UE del 78,6%, risultava occupato soltanto il 54,6% delle persone di età compresa tra 15 e 34 anni che hanno concluso la prima e la seconda fase dell’istruzione terziaria nei tre anni precedenti.

Ecco perché è importante intervenire con riforme strutturali a tutti i livelli per ridurre il rischio di effetti negativi sull’economia italiana e, date le sue dimensioni, sull’Unione economica e monetaria.

Migliorare la politica occupazionale di un paese significa garantire una maggior coesione sociale che è elemento fondamentale di una crescita economica sostenibile. Le riforme contribuirebbero dunque alla prosperità dei cittadini e ad una maggiore giustizia sociale.

Sorge spontanea una ultima domanda: come l’ Europa può aiutare i cittadini italiani? “Citizens is what Europe is all about”, ha detto Marianne Thyssen, Commissaria per l’occupazione, gli affari sociali, le politiche di mobilità e sviluppo professionale dei lavoratori quando ha presentato al Parlamento europeo la sua candidatura per diventare un commissario europeo, e ha aggiunto “Citizens is what politics are about”.

Soprattutto in questo momento, in Europa, così come in Italia, l’unico modo per mantenere la fiducia delle persone o per recuperarla è di proporre soluzioni ai problemi reali e di mostrare i risultati. Perciò occorre concentrarsi sui problemi della gente quali i posti di lavoro, la crescita economica, l’ equità e un cambiamento nel modello democratico.