Esiste davvero un’Europa solo “monetaria”? Ovviamente no.
Forse però è il caso di portare alla luce tutti gli sforzi culturali che si son compiuti per rendere l’Europa una comunità sovranazionale. E come sempre i grandi risultati si ottengono con il coinvolgimento non solo degli Stati centrali ma anche delle realtà locali come università, biblioteche e archivi cittadini. È il caso del grande mosaico che tessera dopo tessera Europeana, la biblioteca Europea, sta realizzando da tempo.

Le grandi potenzialità del portale unico della Cultura europea sono ancora misconosciute e probabilmente in Italia ciò è dovuto a causa dell’assenza storica di una seria politica di digitalizzazione del patrimonio librario e soprattutto della sua fruizione in contesti liberamente accessibili da ogni utente. La digitalizzazione, infatti, è il vero motore di Europeana, grande collettore di opere digitalizzate dalle biblioteche degli Stati membri.

Se consultiamo il sito dell’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico) scopriamo che 12.692 sono le biblioteche censite in Italia e ben 6749 sono le biblioteche degli enti territoriali. Una ricchezza enorme soprattutto se si pensa alle “cinquecentine” e agli incunaboli di pregio. Tuttavia non siamo ancora in grado di rendere visibile tale ricchezza. L’Italia è spaventosamente indietro nelle politiche di digitalizzazione del patrimonio librario rispetto ad altri Paesi. Spesso le poche opere in formato digitale non vengono immesse in un circuito aperto (come avviene per Gallica, la biblioteca digitale nazionale francese che permette di scaricare libri, quotidiani d’epoca e altro materiale multimediale da qualsiasi pc del mondo…). Tuttavia in Italia negli ultimi anni c’è stata una accelerata con il progetto della Biblioteca digitale Italiana, il recepimento del documento della Commissione Europea per le politiche di digitalizzazione del 2 novembre 2011 e infine l’istituzione dell’Agenda Digitale Italiana il 1 marzo 2012. Quali le opportunità della digitalizzazione? Infinite, basti pensare alle agevolazioni per la ricerca, ai progetti di Smart City o al commercio elettronico. Nondimeno è utile evidenziare la necessità di unire l’ingresso del digitale a scuola (avverrà nel 2014? Il punto interrogativo è d’obbligo visto le proteste dell’associazione italiana editori) con e-book e tablet e l’opportunità di fornire agli studenti il patrimonio storico-artistico e culturale della propria città in una sorta di compendio digitale.
Il patrimonio di ciascuna città potrebbe essere versato, nell’ottica di un progetto preposto, in Europeana e le scuole avrebbero anche la possibilità di sugellare un “gemellaggio ideale” con altre città italiane o europee partendo dallo studio della loro cultura, dei loro testi e delle loro opere artistiche. Senza considerare che un buon prodotto culturale identificativo della città potrebbe favorire buone pratiche di marketing territoriale laddove il turismo “relazionale” fugge le mete consolidate per itinerari diversi dal sapore storico legato a micro-ambienti o vecchie regioni che spesso non collimano con la geografia moderna.