- Le città sono lo specchio del cambiamento del mondo. Per lo sviluppo di un territorio conta più l’indotto generato da una città che non un mero dato algebrico come il suo prodotto interno.
- Se la città è una complessa stratificazione di ruoli, funzioni, strutture, questa complessità non si può ridurre con un tratto di penna ma va ricomposta in un modello organizzativo nuovo, con la diretta partecipazione degli attori che animano i luoghi urbani.
- Occorre allora ripensare il modello urbano italiano: non è un esercizio di stile urbanistico, ma una riflessione che deve coinvolgere tutti coloro che la città la vivono e la animano. Occorre superare le barriere di una rigida divisione delle competenze per tornare a pensare in modo organico la città.
Post di: Giulia Ulivi
Partirò dalla domanda che molti giovani si pongono: “Dove sarò tra 5 anni?”
A questa domanda molti rispondono non in Italia per tanti motivi: “perché l’Italia è solo un paese per vecchi”, “perché qui non viene riconosciuto il mio talento”, “perché non abbiamo una classe politica che pensi ai giovani”, “perché sono destinato a guadagnare […]
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