- Le città sono lo specchio del cambiamento del mondo. Per lo sviluppo di un territorio conta più l’indotto generato da una città che non un mero dato algebrico come il suo prodotto interno.
- Se la città è una complessa stratificazione di ruoli, funzioni, strutture, questa complessità non si può ridurre con un tratto di penna ma va ricomposta in un modello organizzativo nuovo, con la diretta partecipazione degli attori che animano i luoghi urbani.
- Occorre allora ripensare il modello urbano italiano: non è un esercizio di stile urbanistico, ma una riflessione che deve coinvolgere tutti coloro che la città la vivono e la animano. Occorre superare le barriere di una rigida divisione delle competenze per tornare a pensare in modo organico la città.
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Mentre le città nel mondo crescono un po’ come organismi autonomi, la Cina nel 2015 razionalmente a tavolino pianifica la costruzione della più grande megalopoli del pianeta “Jing-Jin-Ji”, dall’unione di Beijing, Tianjin, e la regione dell’Hebei a sud-ovest di Pechino, chiamata Ji con termine colloquiale dai cinesi.
Si parla di un area grande poco meno […]
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