- Le città sono lo specchio del cambiamento del mondo. Per lo sviluppo di un territorio conta più l’indotto generato da una città che non un mero dato algebrico come il suo prodotto interno.
- Se la città è una complessa stratificazione di ruoli, funzioni, strutture, questa complessità non si può ridurre con un tratto di penna ma va ricomposta in un modello organizzativo nuovo, con la diretta partecipazione degli attori che animano i luoghi urbani.
- Occorre allora ripensare il modello urbano italiano: non è un esercizio di stile urbanistico, ma una riflessione che deve coinvolgere tutti coloro che la città la vivono e la animano. Occorre superare le barriere di una rigida divisione delle competenze per tornare a pensare in modo organico la città.
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“Quale è la distanza tra il modo in cui pensiamo il lavoro e il modo in cui è effettivamente occupato il tempo di lavoro delle persone?”
Abbiamo provato a rispondere a questa domanda attraverso una riflessione condotta insieme a Gaia Giappichelli, Ph.D in diritto del lavoro e avvocato esperta in normative del lavoro e relazioni sindacali, […]
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