Le risorse ci sono, manca una responsabile progettualità che guardi al futuro.

Negli ultimi 70 anni 2.458 comuni coinvolti da frane e alluvioni, smottamenti  e inondazioni, 5.455 morti, 98 dispersi, 752.000 famiglie sfollate e 3,5 miliardi di euro di danno all’anno, sono solo alcuni dati che fotografano la grave situazione in cui si trova il nostro paese.

Abbiamo tutti ancora impresse negli occhi le immagini dell’alluvione di Genova dell’ottobre scorso, una ferita che non si rimargina e sembra ancora sanguinare. Prima Olbia nell’inverno 2013, la costa marchigiana e in particolare la città di Senigallia… sono solo alcuni esempi che continuano a ricordarci un grave problema, che, tuttavia, sembra non si voglia risolvere: o, meglio,  sembra che ci sia sempre qualcosa di più urgente da fare fino a quando l’impeto della natura ci ricorda tragicamente gli errori fatti negli anni e i rimedi mai trovati (e talvolta neppure cercati).

«Trent’anni persi senza fare niente», sospira Erasmo D’Angelis, a capo dell’unità di missione sul dissesto idrogeologico insediata a Palazzo Chigi circa otto mesi fa. I dieci esperti si sono ritrovati di fronte a situazioni paradossali, come l’esistenza di 13 diversi monitoraggi del settore – tra cui Ministeri, dipartimenti, istituti di ricerca e organismi vari – tutti indipendenti e non comunicanti tra loro, con esiti inevitabilmente disastrosi. «Tante verità, nessuna verità», sintetizza D’Angelis.

L’accentramento delle competenze sparpagliate tra 3600 diversi enti e la semplificazione delle procedure incagliate in 1200 norme sedimentate in trent’anni sembra essere un primo passo verso una direzione più giusta, basti pensare che si verificano situazioni in cui alle conferenze di servizi  partecipano venticinque soggetti diversi con potere di veto e tempi biblici (34 mesi in media) per una valutazione di impatto ambientale.

Questo «disboscamento burocratico» ha evidenziato l’esistenza di 2 miliardi di euro stanziati per opere cantierabili e non spesi perché incastrati senza via d’uscita nella macchina burocratica. Il punto fondamentale della questione è proprio questo: in un momento in cui i bilanci comunali fanno fatica a recuperare poche centinaia di euro per un po’ di catrame, in realtà  i fondi ci sono, sono cospicui ma mal spesi e bloccati tra cavilli e approvazioni. Basti pensare che nove miliardi sono a disposizione per i prossimi 7 anni, ma mancano i progetti esecutivi.

La prima considerazione da fare leggendo questi dati è che non esiste una programmazione unitaria tra Enti e, soprattutto, tra amministratori: non esiste comunicazione e nemmeno un linguaggio unico attraverso il quale poter dialogare e costruire un percorso.

Se la politica è “visione”, è “prospettiva” che deve ispirare e dettare un percorso: una strada che deve guardare “più in là”. La speranza che cambi qualcosa nella classe politica che ci guida risiede proprio in questo: la richiesta che agisca “guardando oltre” e restando il più lontana possibile dal mero consenso elettorale, dalla “politica della buca e del punto luce” che offre risposte alle lamentele o alle richieste momentanee ma non getta le basi per progetti futuri in grado veramente di poter risolvere i veri problemi, che non possono essere ridotti alla buca nella strada di fronte a casa.

Il motivo per cui non si affrontano tematiche come quelle del rischio idrogeologico dei nostri territori è perché non portano benefici immediati, magari n termini di consenso elettorale?

Noi giovani amministratori abbiamo una responsabilità in più, oltre alle tante  che già sentiamo sulle nostre spalle, quella di impegnarci per dare una rotta diversa al nostro bellissimo Paese, iniziando proprio a gettare le basi di un cambiamento vero e autentico,  lungimirante e intelligente, che abbia una prospettiva di ampio raggio e che ci tenga lontani dalla ricerca spasmodica di un consenso senza progettualità e fine a se stesso.

idrogeologico

Fonte e foto: Giuseppe Salvaggiuolo, Frane e alluvioni, bloccate 9 opere su 10, su “La Stampa” | http://www.lastampa.it/2015/03/09/italia/cronache/frane-e-alluvioni-bloccate-opere-su-8V6pzg5eJMh14HkNPckUgM/pagina.html